Musica - ELIAMO
ELIAMO e la musica … perché?
Da
piccolo fui letteralmente fulminato dall’album “The Joshua Tree” degli
U2, fu un regalo di mio padre ed io avevo solo 4 anni. Fu in quel
momento che capii cosa mi sarebbe piaciuto fare nella vita. Il fatto è
che ancora, a quell’età, non avevo la più pallida idea di tutte le
difficoltà a cui sarei dovuto andare incontro durante il mio percorso.
La
musica è un linguaggio universale. Essa va oltre le parole e
soprattutto è interpretabile in base alla persona che la sta ascoltando.
Il suono è vibrazione e le vibrazioni sono alla base della stessa
materia dell’universo. Ecco perché credo che la musica sia un evento che
trascende dal quotidiano, essa è l’opportunità di parlare con l’Essere,
attraversando le sue innumerevoli contraddizioni, o almeno è così che
dovrebbe andare in linea teorica. Nella pratica invece, siamo tutti
prodotti da supermarket e basta, alcuni buoni, altri peggiori, ma sempre
prodotti liquidi e di consumo.
Quando
scrivo musica entro in una sorta di fase di trance, il tempo dentro di
me si ferma. Mentre fuori il pomeriggio si fa notte, io mi sento sempre
nello stesso momento, come fosse un eterno presente in cui si realizza
la mia missione su questa terra.
Dopo aver iniziato a cantare in inglese, come nasce l’esigenza di passare alla lingua italiana?
Non
è stata affatto una esigenza ragionata. Non è stata una mossa
commerciale, ci tengo a precisarlo. Ho cominciato a scrivere delle
poesie in italiano che avevano una metrica e un ritmo al loro interno.
Così, dopo avere musicato le prime due, decisi che il nuovo percorso da
seguire era quello della lingua italiana. Probabilmente, mentre prima in
me c’era l’esigenza di parlare al mondo intero e quindi l’inglese era
la lingua ideale per questo fine, adesso l’esigenza subconscia è quella
di scrivere brani per essere capito dalle persone a me più vicine nel
mio quotidiano.
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