ELIAMO

lunedì 3 luglio 2017

La mia intervista per Untitled Magazine...


Ringrazio tutta la redazione di Untitled Magazine per la meravigliosa intervista...
Leggetevela tutta, magari ascoltanto a volume massimo il mio nuovo single #Brucia, gia disponibile su tutti i digital stores. 

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Stefano, come hai iniziato ad appassionarti a tutto ciò che è musica?

Se adesso sto facendo musica, sto scrivendo canzoni e sto proponendo le mie performance in giro, è solo per quel momento nella mia infanzia che non potrò mai dimenticare. Il momento in cui nell’anno 1987, alla tenera età di quattro anni, presi in mano una audio cassetta rossa regalatami da mio padre e la lasciai suonare nello stereo dell’automobile. Era l’album degli U2, The Joshua Tree. Mi bastarono pochi attimi, e poche reazioni elettrochimiche dentro me, ma subito intuii, per la prima volta, quale sarebbe stata la direzione che avrei scelto negli anni a seguire.
 
Cosa è per te “fare musica”?

È un ottimo modo di tenere un diario. Scarico nelle mie canzoni molte tensioni psicofisiche e le converto in suoni e versi. Direi che si tratta di una qualche forma di alchimia. Scrivere una canzone, richiede molto lavoro soprattutto per quegli artisti che come me, non si limitano a scrivere la canzone, ma la producono strumento per strumento. A volte ragiono come un architetto, cercando di miscelare lo stile e la struttura. Scrivo il basso, poi le chitarre, poi la batteria, la voce, i cori e così via. 
Una volta avuta l’idea, ho bisogno immediatamente di arrangiarla in tutte le sue parti. Certamente è un lavoro molto impegnativo ma, quando lo faccio, il tempo si ferma ed è la cosa più bella e più gratificante. Credo sia come un parto ed ho la consapevolezza che la canzone, una volta nata, appartenga al mondo e non più solo a me, poiché, da quel momento in poi, il brano potrà comunicare emozioni diverse in base a chi lo ascolterà...
 
 
 
 

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